Non un libro per l’estate, ma un libro per la vita, quello di Agnese Pini. La penna sicura, mossa dall’abile mano della direttrice de “La Nazione” ha il merito di accompagnare il lettore dentro le vite e le storie delle 159 vittime innocenti di uno dei tanti eccedi nazifascisti, consumato a San Terenzo Monti, vicino Massa Carrara, tra il 17 e il 19 agosto del 1944, lungo la linea gotica. E’ la storia della sua famiglia che, però, ha il potere di trasformarsi in vicenda umana collettiva. Protagoniste diventano le esistenze degli ultimi, che si trasformano in specchio per l’Italia intera, proprio nel momento in cui la guerra ha il potere di sfumare e confondere il confine tra la vita e la morte. E così le famiglie Cecchini, Terezoni, Filippi, Gerini, Tanca, Piccioli e tante altre diventano quasi parenti del lettore, che partecipa con pathos allo sviluppo delle loro vicende umane e del tragico destino che li attende. La volgarità a cui è sottoposta Emma, obbligata a sedere sulle gambe di un ufficiale delle SS e costretta a quel contatto da mani che le stringono la gola, la rassegnata “passeggiata” a cui è obbligata Vienna, la più bella del paese, di soli 25 anni, e quelle di tante altre giovani donne, vittime di stupri e sevizie di ogni genere, lo scambio di ostaggi che subiscono Beppina e sua cugina Giorgetta, usate con l’inganno da un italiano repubblichino per salvare due sue parenti, accidentalmente finite nel gruppo delle vittime di San Terenzo. Le lacrime di disperazione delle prime e di sollievo delle seconde, finiscono con il bagnare la coscienza di un Paese che ha voluto dimenticare le atrocità subite, forse troppo in fretta, senza curarsi delle ferite sanguinati e aperte che sono rimaste nelle anime dei familiari di quelle vite innocenti, spezzate così atrocemente. Ma si sa, quando la giustizia non fa il suo corso, vittime e carnefici finiscono con il confondersi e non si comprende più bene di chi sia veramente la colpa per delle atrocità che non avranno mai una spiegazione plausibile. Un po’ inchiesta, un po’ racconto, ma soprattutto bisogno di dare voce e riscatto a chi è stato costretto per anni al silenzio, a dover dimenticare, a dover tacere, a dover solo sussurrare, forse per una ragione di Stato, più che per giustizia ricevuta. Pagine che appaiono assai attuali, in un momento in cui un’altra guerra insanguina il cuore dell’Europa e che svela la più grande bugia che ogni volta si tenta di raccontare, ossia che nel corso dei conflitti si risparmiano i civili, gli anziani, le donne e i bambini. Un Autunno d’Agosto svela che, invece, come sempre accade, il volto della guerra non cambia mai e gli sguardi e le condanne feroci finiscono sempre sugli ultimi, sugli innocenti.
R.M.
Agnese Pini, Un Autunno d’Agosto, Narrazioni Chiarelettere