Lep, spesa storica, costi standard, autonomia differenziata. Nelle ultime settimane si fa un gran parlare di tutto questo, attraverso tutti i canali della comunicazione. Ma un dubbio mi assale ormai da giorni, e cioè se ci sia o meno una reale consapevolezza di quello che potrebbe accadere, soprattutto al sud, se la “riforma Calderoli” fosse approvata così come proposta. Scorrendo i vari editoriali presenti sui giornali, gli interventi televisivi dei tanti esponenti politici o le semplici esternazioni sui social mi appare subito chiaro come ci sia, oltre alle posizioni contrapposte anche tanta disinformazione. Leggendo un pezzo di Lino Patruno di qualche giorno fa, pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, mi hanno colpito molto le sue provocazioni, a partire “dalla fregatura dei Lep, tra false promesse e calcoli possibili”. L’ex storico direttore del più importante quotidiano pugliese ironizza così:” Venghino signori, venghino, oggi il pasto è gratis. Perché è quanto assicurano al Sud dicendogli che finalmente ne saranno calcolati i mai calcolati suoi bisogni. I famosi Lep, Livelli essenziali di prestazione, senza i quali non dovrebbe partire l’autonomia differenziata richiesta da Lombardia, Veneto e Emilia Romagna”. Diffidenza e provocazione. Ma è senza dubbio giusto lanciare un grido d’allarme affinché quanto meno ci si confronti a tutti i livelli rispetto a scelte così importanti che si stanno per assumere a Roma. Ma andiamo per gradi e cerchiamo di spiegare al lettore meno informato di cosa parliamo. Innanzi tutto la Costituzione. Cosa prevede in materia di autonomia da attribuire alle Regioni a statuto ordinario? Dopo la riforma del Titolo V avvenuta nel 2001, l’articolo 116 consente a ogni Regione di chiedere un ampliamento delle proprie competenze legislative in materie strategiche. E’ il così detto regionalismo differenziato. Negli anni la richiesta è stata avanzata da più regioni, non solo, peraltro, a guida leghista. Lombardia e Veneto sin dal 2017 avevo chiesto di gestire tutte le 23 materie contemplate nell’art. 1117 della Costituzione, mentre Piemonte e Emilia Romagna avevano rivendicato il trasferimento di 12 materie il primo e 15 la seconda. Ma che cosa sono realmente i Lep previsti dalla Costituzione? Sono livelli essenziali delle prestazioni che devono costituire il minimo garantito in tutto il territorio nazionale. Sulla determinazione dei Lep lo Stato ha legislazione esclusiva. E la Spesa storica di cui si stente tanto parlare soprattutto in Sanità? La spesa storica non è altro che l’ammontare effettivamente speso in un anno per l’offerta di servizi ai cittadini. Altra definizione di cui si parla tanto è “fabbisogni standard”. Esprimono il peso di ogni ente locale, in termini di necessità finanziarie, per garantire i servizi ai cittadini. Le reali necessità finanziarie di un ente locale. Previsti sin dal 2010 rappresentano il nuovo criterio di ripartizione dei trasferimenti statali, che sostituisce quello precedente (ed ingiusto aggiungerei!) della spesa storica. Altra cosa invece sono i costi standard, con cui si definisce il costo di un determinato servizio nelle migliori condizioni di efficienza e coerenza, che garantisca i livelli essenziali di prestazione. Dal 2009 lo Stato ha sancito il principio che si calcoli prendendo a riferimento la regione più virtuosa, cioè che eroghi i servizi ai costi più efficienti. Fin qui, in linea di principio sembrerebbe tutto piuttosto logico e fluido. Ma perché allora i governatori del Sud si oppongo allo schema dell’attuale bozza Calderoli? Semplice. Perché temono che l’autonomia differenziata si traduca in una sperequazione delle risorse che accrescerebbe il divario tra la parte più produttiva e ricca dell’Italia e quella con minore capacità fiscale. I Governatori Emiliano e De Luca in particolar modo, sostengono che il Lep debbano essere definiti prima di trasferire le funzioni, per evitare una ripartizione delle risorse che penalizzi il Sud sulla base della spesa storica. E’ in sostanza quanto Michele Emiliano ha riferito anche al Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, proprio qualche giorno fa in visita a Bari in qualità di candidato Segretario al Congresso del PD previsto per il prossimo mese di marzo. Da pugliesi, da gente del Sud, da cittadini che credono fermamente nella possibilità di abbattere distanze e barriere economiche tra le due Italie che, per troppo tempo, hanno caratterizzato la storia della nostra giovane Repubblica, lanciamo il nostro grido d’allarme costruttivo. E per questo chiediamo al nostro governatore Michele Emiliano, al Presidente nazionale Anci Antonio Decaro di continuare a lottare affinché l’autonomia differenziata sia una opportunità di crescita e non una definitiva condanna per la nostra amata terra. Nell’attesa degli eventi, di cuore, auguro Buon natale a tutti i lettori.
Francesco Crudele