Gli “Homini de Fora”, l’edicola campestre e la Ss. Vergine della Croce

La storia del simulacro della Madonna della Croce trova origine dalla costruzione di una edicola campestre voluta dagli Homini de Fora, ovvero, i nostri contadini che giornalmente uscivano fuoridal paese per recarsi al duro lavoro nei campi.
Modesta, innalzata agli inizi del XVI° sec. all’incrocio crocicchio di due strade molto antiche, Via delle Piscine poi dei Cappuccini e Via vecchia di Vari (Bari). Sulla parete ad arco venne dipinta ad affresco la Madonna in trono con Bambino tra due santi protettori delle calamità: S. Sebastiano e S. Rocco.
Sul finire del ‘500 l’edicola del “crocicchio” venne prima incorporata in una minuscola cappella e nel 1606 ampliata nella chiesetta attuale. Divenne col passare degli anni vivace tempio di frequentazione di fedeli provenienti da ogni dove.
Nel 1610 Papa Paolo V° e poi nel 1697 Innocenzo XII°, concessero indulgenza plenaria.
Le indulgenze e i molteplici miracoli della Vergine della Croce fecero crescere affluenza di fedeli e pellegrinaggi, tanto da rendere la chiesetta un vero Santuario. Fu così che nel 1732 per unanime volontà del popolo la Madonna della Croce, venne proclamataPatrona e Avvocata di Triggiano.
Molti i lasciti, le reliquie per miracoli ricevuti, nonostante il Regio Decreto del 1842 e l’editto napoleonico del 1866 che trasferiva beni religiosi alla Commissione Comunale di Beneficenza.
Una reliquia preziosa che ancora oggi si conserva è quella del “Legno della Santa Croce” che potrebbe aver titolato la chiesetta contraddicendo la tesi della Madonna della Croce – Crocicchio eaprirebbe un dibattito su come la reliquia è arrivata fino a noi; sul primo feudatario di Triggiano Giovanni Amerusio il Normanno, cavaliere templare che partecipò alla seconda e fallimentare Crociata del 1145 …. ma, questo discorso ci porterebbe altrove e lontano nel tempo.



Parlando del simulacro della Madonna si dirà che la statua è ascrivibile all’incirca sul finire
del XVIII° sec. Rientra nell’ambito della “statuaria religiosa da vestire, di cui il nostro territorio regionale fece molto uso, prendendo come riferimento le botteghe napoletane che oltre che punto di committenza, furono luoghi di apprendistato per molti artisti del Sud. Questo genere di statua facile da vestire, fu preferito e scelto dai nostri antenati per il fatto che doveva pesare il meno possibile, dovendola portare annualmente in processione.
La nostra Madonna dal punto di vista artistico è molto preziosa, elegante e molto raffinata nei lineamenti. Il volto gentile, la fissità nobile e malinconica dello sguardo con l’incarnato deciso delle cromie fanno pensare ad una bottega pugliese del ‘700.
Il vestito dai toni avorio pallido si modella rigorosamente sul busto per poi adagiarsi e scendere a campana sino sulla base lignea intagliata e dorata. La veste in raso di seta è riccamente ricamata in filo oro con un repertorio piramidale decorativo di racemi, volute e fiori che si armonizzano con gemme cristalline di straordinario effetto ornamentale.
Sull’abito poggia il manto in raso, di colore azzurro che sottolinea l’universalità della Vergine. Il tutto egregiamente rifinito in filooro e tempestato di stelle auree e gemme policrome.
Il Bambino Gesù in atto benedicente dal volto paffuto e occhi sorridenti siede sul palmo della mano della Madonna. La veste chiara riporta lo stessofrasario decorativo” della Madonna facendone un assieme equilibrato di tenerezza e sacralità.

Enzo Di Gioia

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