A Capurso il libro è parlante con Vanoni

Spiegare l’arte è impresa complicata. Spesso impossibile. Non per tutti, però. Tra i divulgatori maggiormente in grado di farsi intendere un po’ da tutti c’e’ Carlo Vanoni. Che, nella Sala Eventi della Biblioteca comunale Giuseppe D’Addosio di Capurso, ha presentato la sua ultima fatica letteraria: Io sono il cambiamento. Il sottotitolo, Storia di Arte («Con la “A” maiuscolo», tiene a sottolineare lo storico e critico d’arte) offre già un indizio, se combinato con pronome e verbo del titolo: l’agile volumetto edito da Solferino (la casa editrice della RCS, insomma il pianeta Corriere della Sera) è un racconto “in prima persona” di una gran signora, Arte per l’appunto. E qui, Vanoni racconta un evento personale. Drammatico. «Dopo la frattura al femore, sono stato molto vicino a mia madre. Intere giornate in ospedale e poi a casa. E durante i lunghi silenzi, scrivevo, scrivevo molto. Poi, quando se n’è andata per sempre, ho deciso di andarmene anch’io, in Grecia. Nel giro di qualche giorno, il giro del mondo dell’arte di Mamma Arte era bell’e concluso». Un tour, quello offerto da Vanoni che è al tempo stesso un’autobiografia, che è al tempo stesso un’invettiva. Nel narrare le sue metamorfosi – da Giotto a Lucio Fontana, da Tiziano a Damien Hirst, da Caravaggio a Maurizio Cattelan e molte altre – Arte fa il punto su temi scottanti: le opere e gli usi che ne facciamo, il pensiero e la sua mercificazione, il potere o l’impotenza della cultura.

Nato dalla sinergia tra il Comune di Capurso e il libraio Mimmo Sparno, titolare della Culture Café di Mola, l’evento può certamente iscriversi tra i più significativi, e non solo per quest’anno, incontri letterari. Il Libro Parlante, dunque, segna un punto importante a suo favore, all’indomani della decisione di Largo San Francesco da Paola di uscire (temporaneamente?) dal circuito de Il Libro Possibile Winter. E dunque, dopo il recente incontro con Bianca Tragni e soprattutto dopo la venuta a Capurso di Luca Bianchini, ecco un altro grande appuntamento.

Il concetto di base da cui Vanoli parte è molto semplice: non esiste un concetto assoluto di bellezza nell’arte. Che è comunicazione visiva che l’umanità usava sin da ventimila e passa anni fa. E dunque, per l’autore del noir I cani di Raffaello, la sacralità della bellezza è nella Gioconda o nella Cappella Scrovegni a Padova, commissionata a Giotto, come nella Pietà di Michelangelo, come anche nell’opera di Yves Klein (straordinario il racconto della ricerca del “blu perfetto” da parte dell’artista francese), come nel famoso orinatoio di Marcel Duchamps del 1917.

Vanoni a questo punto conduce l’uditorio (numerosi gli intervenuti a quella che si è rivelata una piccola lectio magistralis) in una serie di paralleli: ardito quello tra William Adolphe Bouguereau e Vincent Van Gogh, ancora più arrischiato quello tra una croce di putrelle del greco Jannis Kounellis e la crocifissione di San Pietro di Michelangelo Mersi, il Caravaggio.

Dialogare con Vanoni è stato interessante, intrigante, con risposte mai banali. Anche le domande arrivate dal pubblico (per esempio: l’arte contemporanea troppo legata al mercato?) hanno trovato riscontri precisi, chiari, lineari.

E infine, gli applausi sono arrivati scroscianti alla domanda che gli ho posto: gentile Carlo Vanoni, se avesse tutti i soldi delle tasse che ha fatto pagare Ezio Vanoni (suo prozio, in realtà) agli italiani e tutti i soldi dei cachet e dei diritti che ha incassato Ornella Vanoni, che opera regalerebbe al 18esimo compleanno di una figlia? E lui, dopo un lampo di trasalimento: «Le regalerei tutti i libri del mondo perché lei, leggendo, possa capire e interpretare al meglio il mondo in cui vive e tutta l’arte che la circonda».

Nel corso della serata sono intervenuti anche il consigliere comunale delegato alla Biblioteca, Mariangela Giordano e l’assessore alle Politiche culturali Gianni Locorotondo.

Carlo Vanoni, 57 anni, oltre ai libri citati ha scritto I miglior quadri della nostra vita, A piedi nudi nell’arte, Ho scritto t’amo sulla tela, Andy Warhol era calvo, A letto con Monna Lisa. Ha fondato la rassegna BienNolo, ha portato in teatro i suoi testi.

Vito Prigigallo

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO