Il violino di Auschwitz e quell’emozione unica


Il giorno della memoria Fabrizio Signorile, modugnese doc ha suonato il violino di Auschwitz davanti al presidente Mattarella. Ecco cosa ci ha raccontato.
‘Il violino di Auschwitz’. Cosa ha provato quando le è stato detto che lo avrebbe suonato?
R. Mi sono sentito onorato ma allo stesso tempo timoroso perché pensavo alla storia di quel violino. La prima volta che l’ho tenuto tra le mani avevo timore nel maneggiarlo, quasi paura di potergli arrecare ancora sofferenza… Poi mi son deciso ad affondare l’arco sulle sue corde e qualcosa di magico è accaduto; il suono che emetteva, sia pur non brillante nei primi minuti, ma questo è più che normale per uno strumento che ha taciuto per tutto questo tempo, diventava sempre più presente ed aperto ed io avevo sempre più piacere e passione nel far sì che ciò accadesse.
Che emozione è stata suonare al Quirinale?
R. Non nego che l’emozione era tantissima; abbiamo avuto il piacere di essere ospitati (la notte precedente) nella Foresteria del Quirinale (alloggi e ambienti straordinari per bellezza); al mattino ci siamo trasferiti nella sala dei Corazzieri e lì, avvolti da telecamere, giornalisti, e tecnici di ogni specie che ci hanno condotti per mano su ogni momento della diretta è stato davvero speciale. Emozione pura…

Cosa le ha detto Mattarella al termine dell’esibizione?
R. Sono rimasto colpito molto piacevolmente dal fatto che il Presidente Mattarella, a fine diretta Rai, ci abbia voluto incontrare in un’altra sala, riservando questo momento solamente al conduttore del programma ed ai tre musicisti che si sono esibiti, per congratularsi personalmente e fermarsi qualche minuto con noi.
Personalmente mi ha chiesto quanta emozione si provasse nel suonare “quel violino” e ovviamente, data l’emozione del momento, sono riuscito solamente a rispondere “tantissima” e dopo averlo ringraziato si è da noi congedato.

Cosa dobbiamo aspettarci adesso
R. Mi auguro che la giornata della memoria possa avere sempre più importanza e presenza e che le celebrazioni ad esse collegate possano avere un arco temporale più ampio; certamente si va in questa direzione … progetti in cantiere e concerti già fissati tanti .. Il mio auspicio è che la musica concentrazionaria possa diventare letteratura alla pari dei grandi autori classici ed entrare quindi a far parte dei programmi di sala delle grandi stagioni concertistiche in tutto il mondo.

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